Avrei voluto scrivere ieri ma non ne ho avuto né le forze, né il tempo.
Per una volta posso ritenermi davvero soddisfatta del capodanno appena passato, che è giustamente finito nel letto che in realtà è un bancale di legno – ma con le lenzuola ikea – con la Sbirra-dei-boschi a scambiare confidenze prima di crollare in un sonno semi-alcoolico dentro ad una casa che sembra un centro sociale.
E l’ho trovato meraviglioso.
Che nonostante la corsa per le vie di Firenze, subito dopo essermi sgolata a cantare le canzoni di Max Pezzali con True che urlava:
– Io non so le parole, ma è bellissimo, perché le so lo stesso!-,
per raggiungere il ragazzo carino-carino che mi ha telefonato proprio su “Come mai” – al quale ho poi mandato un poco romantico sms chiedendogli di fare un riassunto perché non lo sentivo – e non ricevere nemmeno uno stramaledettissimo bacio, che nonostante le bollicine dello spumante e la Wyborowa nella bottiglia dell’acqua Lilia, che nonostante io abbia male agli addominali da due giorni – e non so perché – posso dire che è stato uno dei capodanni migliori di sempre. Perché c’era quella sottile atmosfera da vacanza al mare, nonostante i botti e il fiato che fa le nuvolette, nonostante Santa Maria Novella alle spalle ed i chilometri del primo gennaio da San Miniato – dove un benedettino in saio bianco spiegava la storia del luogo urlando in un megafono – fino di nuovo a Santa Maria Novella passando per Santa Croce e SS.ma Annunziata.
Perché oggi ho dannatamente male ovunque, e anche questo è meraviglioso.
Una cosa sì, tra le 23 e mezzanotte del 31 dicembre, l’ho decisa, ed è una delle poche cose che voglio portarmi sulla pelle, come un vanto. Ho deciso cosa scriverò sotto al corvo che dovrò tatuarmi, perché è una promessa, doverosa, che faccio a me stessa.
Non lascerò che una sconfitta m’impedisca di affrontare un’altra battaglia
O variazioni sul tema insomma.

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