Titolo: Inés dell’Anima Mia

Autore: Isabel Allende, traduzione Elena Liverani

Data di pubblicazione: Ottobre 2006

Paperback Feltrinelli: 326 pagine

“Sono Inés Suàrez, suddita nella leale città di Santiago della Nuova Estremadura, Regno del Cile, anno 1580 di Nostro Signore. Della data esatta della mia nascita non sono certa ma, stando a mia madre, venni alla luce dopo la carestia e la terribile pestilenza che devastarono la Spagna alla morte di Filippo il Bello.”

INCIPIT DI “INÉS DELL’ANIMA MIA” – ISABEL ALLENDE

Voto Totale: ★★★☆☆

Trama: ★★★★★

Inés Suàrez narra alla figlia Isabel quella che è stata la sua lunga vita, e lo fa con un diario di memorie che scrive in quelli che sente essere gli ultimi giorni della sua vita.

La storia di Inés è unica: nata a Plasencia, in Spagna, agli inizi del 1500. Il suo carattere ribelle e indomito la spinge a inseguire l’amore per l’affascinante Juàn di Malaga, col quale condurrà un matrimonio di passione e infelicità. Lui, grande amatore ma intimo buono a nulla, l’abbandona per il Nuovo Mondo, alla ricerca di fortuna. Inès, però, non è il tipo di donna disposta a essere messa da parte e accontentarsi del suo stato di ‘vedova delle Americhe’: da Plasencia partirà alla ricerca del marito, in un viaggio che le farà conoscere i suoi grandi amori – Pedro de Villar e Rodrigo de Quiroga – e fondare con Pedro proprio il Regno del Cile. Da piccola sarta di provincia a Governatrice del Cile, in una storia fatta di esplorazioni, amori, guerre, tradimenti, e magia quechua.

Personaggi: ★★☆☆

Qui mi sono tenuta molto stretta con le stelle, per un motivo:

I personaggi sono tanti, troppi, infiniti. Spesso alcuni non vengono nominati per tantissime pagine e saltano di nuovi fuori all’improvviso dopo essere stati a malapena sfiorati. Diventa davvero difficile seguire i loro percorsi e ricordare chi fosse legato a quale evento. La cosa è, ovviamente, dovuta anche a motivi di scelte stilistiche che troverete, in modo approfondito, spiegati più avanti.

Il personaggio di Inés è molto chiaro e non potrebbe essere diversamente, dal momento che è la narratrice stessa. La cosa purtroppo limita un po’ l’approfondimento di altri personaggi che risultano fondamentali nella vicenda. Avrei preferito sapere di più di un personaggio come Rodrigo de Quiroga, e meno di altri di cui non ricordo il nome che invece hanno trovato forse troppo spazio rispetto al ruolo che rivestono.

Recensione: ★★★☆☆

Una lettera-diario carica di emozioni.

Tutta la narrazione, svolta in prima persona, si presenta come una lettera-diario che Inés indirizza alla figlia Isabel, moltissimi anni dopo l’inizio e la fine degli eventi presenti nel volume.

La Allende è bravissima a scomparire, ma anche a trasparire. Tra il racconto degli eventi, infatti, Inés inserisce piccole considerazioni personali che lasciano trasparire molto dell’autrice stessa e dell’intimo femminismo con cui caratterizza sempre i suoi testi, e che fa di “Inés dell’anima mia” una lettera rivolta anche ai lettori, e non solo al personaggio di Isabel.

È sempre Inés, in qualità di narratore, a decidere quali siano i punti salienti che valga la pena inserire, su quali soffermarsi e quali, invece, tralasciare. Forse alcuni sono stati tralasciati un po’ troppo, a favore di altri più approfonditi in modo un po’ inspiegabile, almeno dal mio punto di vista.

In alcuni passaggi, però, le incursioni della voce narrante erano un po’ troppo: per quanto la cosa sia coerente con la scelta di presentare tutto in forma di diario autobiografico, la reiterazione di alcune considerazioni di Inés – per quanto coerenti con il suo personaggio – appesantiscono la narrazione e affaticano molto il lettore.

Il ritmo narrativo è gestito dalla Allende in modo magistrale: ellissi e sommari si alternano a lunghe scene, che lasciano spazio a dettagliate analisi introspettive di quello che Inés provò al momento degli eventi, condite sapientemente dalle sue considerazioni a posteriori che, spesso, anticipano qualche evento che verrà narrato più avanti.

I dialoghi sono ridotti all’osso, presenti solo quando strettamente necessario, enfatizzano alcuni dei momenti di carico emotivo maggiore.

Allora perché solo 3 stelle?

I tempi in cui si inseriscono gli eventi sono molto chiari, ma spesso le descrizioni dei luoghi – di cui comprendo la scelta tecnica, perché sono chiaramente indirizzate a Isabel, che quei luoghi li ha ben chiari in mente – spesso sono così scarne che è difficile anche solo riuscire a immaginare le ambientazioni di cui parla Inés. Lo spazio della narrazione è un po’ vago.
Personalmente ho avuto questa impressione soprattutto nelle parti in cui parlava di Cuzco e Lima, mentre alcune delle descrizione delle ambientazioni del viaggio verso il Cile sono estremamente vivide e veicolano bene la difficoltà e la desolazione degli ambienti attraversati, anche se non di tutti.

I paragrafi sono lunghissimi e poco scanditi, la pagina non ha aria e la lettura è estremamente pesante. Anche nei momenti in cui la narrazione è più veloce, la mancata scansione dei paragrafi da la sensazione che il ritmo sia sempre lentissimo e, all’occhio, è difficile mantenere viva l’attenzione.

Sono inseriti molti resoconti di battaglie che, pur essendo parte integrante della trama, vengono narrati in modo così schematico ma pieno di dettagli – come il numero di fanti e cavalieri, o i tipi di manovre belliche messe in atto – che, seppur diano un’idea di quali siano i dettagli importanti per il personaggio di Inés stesso, risultano davvero pesanti e lenti da leggere, nonostante siano teoricamente configurati come scene molto rapide.

L’ultimo motivo è che, personalmente, non sono una fan degli scritti in forma di diario, o lettera, e fin’ora non ho ancora trovato un libro che mi faccia riconsiderare la cosa, ma questa è una cosa strettamente personale.

Consiglio di leggerlo?
Sì, più che per la trama in sé, o per lo stile, per la lucidità e il distacco con cui sono narrati certi aspetti della conquista spagnola del Sud America, e per certi aspetti della condizione femminile che, nonostante siano passati più di cinquecento anni dagli eventi, rimangono molto attuali e riconoscibili.
Ho apprezzato molto che la Allende non abbia espresso giudizi personali e anacronistici rispetto cose come i massacri dei nativi e gli stupri delle donne indie. Si è sapientemente limitata a far emergere solo le considerazioni personali di Inés che, per quanto ritenga deprecabili alcuni aspetti, li narra anche come una cosa normale, coerente con l’ambientazione storica del romanzo.

Decisi di leggere questo libro dopo aver visto la serie tv che ne hanno tratto. L’ho apprezzata moltissimo e, forse, ne farò una breve recensione.

Voi l’avete letto, o avete intenzione di farlo? Mi piacerebbe leggere qualche vostro commento e sapere cosa ne pensate.

Ci rileggiamo alla prossima recensione, che non so ancora se sarà di un film o di un libro.

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