Come farmi felice con un semplice Mosasauro

Questa recensione è difficile.
È difficile perché la devo fare a due livelli: oggettivo e soggettivo.
La recensione oggettiva dice “questo film è una stronzata“; quella soggettiva dice “voglio guardarlo alla nausea perché mi sono bastati cinque minuti per farmi bagnare le mutandine“.
Che discrepanza strana…
Trama
Isla Nublar è esplosa e con essa il Parco, gli esemplari si sono liberati nel mondo e la convivenza umano-dinosauro è un problema. Tra le aziende al vertice della catena alimentare industriale c’è la ByoSin, guidata dal suo CEO Lewis Dodgson.
Dopo gli eventi del secondo film, Owen e Claire hanno preso Maisie Lockwood (la bambina clonata, per chi non se lo ricordasse – tipo me) sotto la loro custodia e l’hanno nascosta in una casina-piccolina-non-in-Canada, ma comunque uno di quegli stati pieni di nulla e alberi e legname a sfare.
Vivono lì, con Blue che incombe nei paraggi come una ex stalker e ha momenti d’irragionevole tensione sessuale con Owen ogni volta che si guardano negli occhi.
Non so se solo io ho notato questa cosa, chi era al cinema con me ha avuto la stessa impressione (nel caso ditemi la vostra nei commenti, sono lì apposta).
In modo completamente slegato da loro, in un altro stato fatto di campi di mais, c’è un problema: un’invasione di grosse, cazzutissime, locuste uscite direttamente dal cretaceo per mangiare tutti i raccolti degli Stati Uniti.
Sulla natura di queste brutte bestiole grosse come barboncini – il che è una dimensione considerevole dal momento che si tratta di animali voraci con un numero di zampe superiore a quattro – indaga nientemeno che la Dottoressa Ellie Sattler, la paleobotanica del primissimo Jurassic Park.
In una strana concatenazione di eventi, Owen, Claire e Maisie finiranno per collaborare col mitico trio originale: Alan Grant, Ellie Sattler e, ovviamente, Ian Malcom.
La Recensione
*SPOILER ALERT*
Devo mettere lo spoiler alert perché non posso spiegare i due livelli senza parlare dello svolgimento della trama.
Perché se da un lato le scene si susseguono in un crescendo di azioni tamarre a metà tra Fast and Furious, Indiana Jones e Jurassic Park, oggettivamente alcune cose fanno acqua da tutte le parti.
Il fatto che i dinosauri si siano sparsi per il mondo ha delle conseguenze: dall’allevamento illegale, al bracconaggio, al mercato nero di chi li prende come animali domestici (comodissimo avere un triceratopo grosso come un tir parcheggiato in cortile).
In questo clima roseo, Claire è diventata un’attivista per la liberazione delle bestie. Vive con Owen, che fa il cowboy e recupera al lazo Iguanodonti che, vi giuro, tirano più di un cavallo – anche solo perché sono lunghi 10 metri per più di tre tonnellate contro i 3 quintali di un cavallo.
La scena è bellissima, ero tutta un fremito; il mio cervello urlava “non ha senso”.
Maisie si rompe le palle. Dovrebbe stare nascosta, ma scorrazza in giro per il centro abitato più vicino: due case con la segheria.
Ovviamente la ByoSin la sgama perché, come in tutti i film pieni di segreti segretissimi, tutti sanno tutto di tutti, tranne i protagonisti che non sanno mai un cazzo di nessuno.
Blue vive nei boschi attorno alla casetta rifugio, di tanto in tanto si presenta con Mini-Blue e lancia sguardi gelosi a Owen, che l’ha tradita con Claire.
Mini-Blue viene rapita insieme a Maisie, Owen promette a Blue di ritrovarla, lei gli artiglia una mano per suggellare la promessa e se ne va incazzata come non mai.
È evidente che Blue capisca discorsi complessi, ed è evidente che sia la ex moglie di Owen. È l’unica spiegazione sensata a questa scena.
Dall’altro lato la dottoressa Ellie ha capito che la paleobotanica non è un mestiere con cui è possibile vivere ed è diventata una ricercatrice generica che scrive cose. Indaga sulle locuste, dicevamo.
Per un fortuito circolo di eventi Ian Malcom, da teorico del caos, è diventato filoso e lavora alla sede centrale della ByoSin.
Per una ragione ignota e inspiegata, Ian manda proprio a Ellie una mail d’invito alla ByoSin. Non è chiaro il perché lo faccia, dal loro incontro si evince che non si sentissero da un po’, quindi questa scelta mi ha lasciata un po’ confusa.
Ha qualche buco ‘sta trama… ma giusto pochi pochi.
Ellie va da Grant, ancora paleontologo sul campo, e lo convince a seguirla alla ByoSin. Lui accetta perché il suo nome si scrive Alan ma si legge Sottone e in trent’anni non l’ha dimenticata.
Questo è uno dei pochi punti che non fanno acqua, onestamente.
Alan ed Ellie vanno in Italia: la ByoSin ha una riserva naturale in Trentino, in cui trovano dimora tutti i dinosauri maltrattati.
Io non so che Trentino abbia visto il regista, ma non deve essere lo stesso che ho visto io.
Ora parliamo del pezzo del Mercato Nero di Malta.
Owen e Claire contattano uno degli ex compagni di incursioni ambientaliste di lei, che ora lavora nientemeno che per la CIA. Scoprono che stanno portando Maisie a Malta, è stata rapita da un’asiatica stronza vestita di bianco, che per quanto si rotoli tra esplosioni, polvere e quant’altro ha sempre i vestiti puliti come se fosse appena uscita dalla Milano Fashion Week e ha addestrato degli Atrociraptor a uccidere qualsiasi preda contro cui venga puntato un laserino rosso. In pratica dei gatti, ma molto più stronzi.
L’inseguimento a Malta mi ha fatta venire diverse volte, in modi fantasiosi. È davvero una scena così tamarra da essere figa e, contemporaneamente, ridicola: gli Atrociraptor tengono il passo di Owen in moto, ma non riescono ad acchiappare Claire che scappa a piedi – tutto questo mi ha fatto ridere più del dovuto.
A Malta, nel Mercato Nero in cui Owen e Claire si recano in cerca di informazioni su Maisie, lei incontra il personaggio più figo di tutto il film: Kayla Watts, ex militare americana che si è comprata un aereo da contrabbando perché non guadagnava abbastanza con lo stipendio da militare e doveva mandare i soldi alla mamma per qualche tragedia familiare inspiegata.
Mi sta bene, chi se ne frega del perché si sia dedicata al contrabbando di dinosauri; quello che non mi sta bene è il modo in cui è stata inclusa nella storia: in bagno Claire le chiede se ha mai visto Maisie – ovviamente sì, quando è andata allo scambio a prendere Mini-Blue.
Non spiega perché Claire si rivolga proprio a lei, dopo che le hanno detto “fatti i cazzi tuoi e non parlare con nessuno”. Io e gli altri abbiamo supposto che la cosa sia circa: parlo con un’altra donna perché può empatizzare con la tragedia di una figlia rapita, e lei è l’unica che ho visto qui.
Lascia un po’ meh, onestamente.
I tre, insieme, fuggono dagli Atrociraptor diretti in Trentino.
Alan ed Ellie vengono accolti alla ByoSin dall’adepto del CEO, Ramsay Cole, e insieme a Ian sviluppano un piano: Ian passa loro un braccialetto e durante la visita si intrufolano nei laboratori dove la ByoSin ha sviluppato le cavallette-barboncino.
Che il braccialetto del filosofo possa aprire le zone più classificate della struttura ha fatto storcere il naso a un mio amico, ma che Ramsay fosse schierato con Ian contro il CEO era evidente da subito, quindi non l’ho presa male: sicuramente ha cambiato le impostazioni del suo bracciale e lo ha reso un passpartout, il fatto che avrebbero tracciato che era stato Ian a intrufolarsi era calcolato e non gli interessava perché sarebbe fuggito prima che la cosa potesse essere rilevante.
Questo era uno dei pochi punti che non facevano acqua.
Contemporaneamente Maisie arriva alla ByoSin e l’ingegnere giapponese del primissimo Jurassic Park le spiega come sua madre si sia clonata, si sia messa incinta, abbia scoperto di avere una malattia degenerativa mortale, e a bambina fatta sia riuscita a iniettarle un qualche siero miracoloso che ha scombinato tutto il DNA e le ha cambiato tutti i geni difettosi in geni sani, per poi morire e lasciarla orfana.
Ora, io capisco tutto, ma se ha funzionato con il pargolo, ma perché non te lo sei iniettato anche te, anziché lasciare un prodigio della scienza senza madre, in preda a una serie di interrogativi esistenziali dopo aver scoperto di essere un fottuto clone?! No, meglio morire. Ok.
Maisie ascolta tutto, viene lasciata sola e scappa. Per caso si scontra proprio con Alan ed Ellie, aiutati da Ramsay fuggono mentre il CEO sclera perché tutti i suoi piani stanno andando a puttane.
L’aereo degli altri tre ha un problema, precipita, Claire viene sparata via e incontra un temibile Therizinosauro, un pollo gigantesco che ha litigato con l’estetista che gli ha fatto la manicure. Mangia bacche, ma i cervi gli stanno sul cazzo.
Giuro, adoro il fatto che questi oggetti sproporzionati siano dei fottuti ninja: emettono suoni buffi e inquietanti a metà tra una promessa di morte e le macchinette delle sale giochi, ma quando camminano non li sente nessuno.
Sono i re delle imboscate.
Tutti gli eventi che seguono sono frutto di un complesso intrico che non tiene minimamente conto dello spazio d’azione. Il parco è sconfinato, gli hanno dato le dimensioni di un bosco canadese, ma tutto si svolge in poche ore, la gente si teletrasporta da un lato all’altro della riserva come se niente fosse.
Era così evidente quanto fosse sbagliato che non abbiamo nemmeno potuto commentare la cosa.
Ora è chiaro perché questa recensione dovesse essere fatta su due livelli: la trama barcolla, fatica a stare in pedi, ma l’effetto scenico è totale. TOTALE. Il finale è un crescendo di scene tamarre e sberle che volano tra dinosauri.
Per me potevano pure non mettercela la trama, fare due ore di dinosauri che se menano male e lo avrei guardato, riguardato e riguardato a oltranza.

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