
Titolo: La Guerra dei Papaveri
Autore: R.F. Kuang, traduzione Sofi Hakobyan
Data di pubblicazione: Ottobre 2020
Oscar Fantastica Mondadori: 516 pagine
“«Togliti i vestiti.»
INCIPIT DI “LA GUERRA DEI PAPAVERI” – R.F. KUANG
Rin sgranò gli occhi. «Cosa?»
Il censore alzò lo sguardo dal registro. «Protocollo per evitare brogli.» Fece un gesto in direzione di una collega dall’altra parte della stanza. «Va’ con lei, se proprio devi.»
Rin strinse le braccia al petto e si diresse dalla censora. Fu condotta dietro un paravento, perquisita attentamente per controllare che non avesse nascosto materiale d’esame in qualche orifizio. Poi, le fu consegnata un informe tunica blu.”
Voto Totale: ★★★★★
Trama: ★★★★★
Fang Runin, orfana cresciuta in una provincia remota, passa a pieni voti l’esame più difficile dell’impero del Nikan ed entra all’Accademia militare di Sinegard per sfuggire a una vita di matrimonio e schiavitù.
Il cammino, però, è più difficile di quanto pensasse. Presa di mira dai compagni elitari del nord, Rin scopre di essere in possesso di un’abilità leggendaria e poter comunicare con un’antica divinità: la Fenice.
Personaggi: ★★★★★
Rin è un personaggio complesso.
Convinta che dopo l’ingresso alla Sinegard i suoi patimenti sarebbero finiti, si trova ad affrontare tutt’altra realtà: i pregiudizi che separano gli abitanti del nord del paese da quelli del sud, di cui lei è parte; l’altezzoso senso di superiorità dei figli delle élite che si scontra con la natura contadina di Runin.
Lei però non ci sta: è orgogliosa, caparbia, testarda; ma ciò non le impedisce di cedere a umiliazione e paura, il che la rende molto umana.
Diversi personaggi le ruotano attorno, appaiono e scompaiono ma mai in modo fastidioso. Tutti sono visti attraverso gli occhi di Rin, ma sono estremamente dettagliati.
Nessuno di loro mantiene un carattere archetipico fisso ed è possibile osservare anche il loro “percorso dell’eroe”, in un modo così complesso per una narrazione seguita con una focalizzazione così complessa, che è davvero un tocco di classe.
Kuang è stata bravissima a far emergere il sottotesto dei dialoghi e muovere trame e sottotrame.
Recensione: ★★★★☆
Primo di una saga di tre libri, questo è uno dei fantasy più belli che abbia letto negli ultimi anni.
Tutta la narrazione si svolge in terza persona a focalizzazione interna, tutto quello che accade è filtrato dal punto di vista di Rin.
L’incipit scaglia subito il lettore in mezzo all’azione, e se il fatto che Rin sia orfana, promessa in un matrimonio che non vuole, mi ha fatto temere in una nuova versione di “Lei che divenne il Sole”, lo stile di scrittura mi ha catturata.
Il ritmo narrativo è veloce, a tratti velocissimo – in alcuni passaggi forse un po’ troppo – i capitoli sono composti da scene fitte di dialoghi, inframmezzati dalle considerazioni personali di Rin.
Kuang è riuscita a inserire tutte le note di ambientazione necessarie a comprendere come si muova il Nikan senza spiegoni o del dialoghi alla “come tu ben sai, Bob”, che sono sfiancanti. Nei dialoghi non si ha mai l’impressione che i personaggi stiano parlando al lettore, eppure con l’espediente delle lezioni in Accademia la storia del Nikan viene spiegata alla perfezione.
Il parallelismo tra Nikan (Cina) e Mugen (Giappone), risulta evidente non solo nella geografia, o nel fatto che studino “L’arte della guerra” di Sun Tzu – Kuang ha inserito elementi reali nell’ambientazione fantasy in modo più che eccellente – ma anche nel come la storia del Nikan e del Mugen sono state costruite.
L’autrice ha suddiviso il libro in tre parti, che corrispondono grossomodo a tre cicli di percorso dell’eroina di Rin, e mantiene la scelta per tutti e tre i volumi.
Personalmente il percorso di crescita in questo primo volume, è stato il mio preferito tra i tre.
Consiglio di leggerlo?
Assolutamente sì, ma non a tutti. Ci sono temi difficili, scene forti.
Rin prende una decisione molto difficile che in altre recensioni è stata stigmatizzata come anti-femminista: per poter stare al passo con gli studenti maschi dell’Accademia, Rin decide di privarsi dell’utero. Lo fa in modo chimico, per non dover soffrire i dolori del ciclo e proseguire lezioni e allenamenti, non rimanere indietro.
Molte recensioni hanno lamentato questa scelta, invece trovo che sia perfettamente in linea con quello che è il personaggio di Rin: il suo percorso inizia con il terrore di essere ridotta a un utero che deve sfornare bambini per un marito a cui è stata legata con la forza, sfugge alla cosa e ha uno scopo che persegue con caparbia ostinazione, le mestruazioni sono un ostacolo e lei, pragmatica com’è, lo elimina. Senza drammi, senza ripensamenti.
È perfettamente in linea col personaggio e ho apprezzato che prenda questa decisione con freddezza, perché per lei non è importante, è un momento importantissimo di autodeterminazione.
Come dice il titolo, però, il libro parla anche di guerra e di oppio. La presenza dell’oppio è costante, quella della guerra, dalla Parte Due in poi, totale.
Ci sono scene di una violenza inaudita, in alcune parti ne ho avuto la nausea.
Non leggetelo se vi aspettate una trama romantica: l’amore c’è, è presente, ma rimane sempre in sottofondo. È la guerra che muove tutto e l’amore non riesce a farsi spazio. Personalmente è una mancanza che non ho sentito troppo, solo in pochi piccoli momenti perché sinceramente la prima volta che Rin ammette di provare dei sentimenti per un personaggio, io non me ne ero accorta.
Potrei essere rincoglionita io, ma è una cosa che per me non emerge e mi ha lasciato un po’ la sensazione di una cosa inserita al volo. Magari mi sbaglio.
Ho intenzione di recensire tutta la saga (che ho già letto per intero).
Voi l’avete letto, o avete intenzione di farlo? Mi piacerebbe leggere qualche vostro commento e sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuto, cosa avete amato e cosa invece non vi è proprio andato giù di questo primo volume.
Ci rileggiamo alla prossima recensione.
Consuelo

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