Il film più bello del 2022

Partiamo dal presupposto che Bullet Train, di David Leitch, è l’adattamento cinematografico di “I sette killer dello Shinkansen” di Kōtarō Isaka, che sto leggendo proprio in questi giorni.

E CHE adattamento.

Legittimamente il film più bello del 2022, con un cast meraviglioso e un Brad Pitt atomico. Sono così abituata a vederlo in ruoli seri o semi seri, che tutte le volte che esce dal solito, mi basta guardarlo in faccia per ridere. Qui interpreta Coccinella, che anche nel libro è uno dei miei personaggi preferiti, una specie di spirito guida, il killer più sfigato che la terra del Sol Levante abbia mai visto.

Avrei voluto finire il libro prima di vedere il film, ma ero sicura che non ci sarei riuscita prima che lo togliessero dalle sale, quindi lunedì sera mi sono arresa e sono andata a vederlo.

La trama è semplice, e complicatissima e – dio – è geniale.

Undici assassini si ritrovano sullo Shinkansen in direzione Tokyo-Kyoto. Il filo che li unisce è una valigetta piena di soldi, riscatto per il rapimento del figlio di uno dei boss più famosi di Tokyo: la Morte Bianca. Che ruolo hanno, tutti, all’interno della storia e come questa valigetta, portata sul treno dall’accoppiata degli agrumi – Lemon e Tangerine (che in originale era Mikan) – passa di mano in mano, è un susseguirsi di colpi di intrecci serrati. Tutta la pellicola salta da un punto di vista all’altro, si sposta tra tutti gli assassini presenti sul treno. È presente qualche attimo di sfondamento della quarta parete che mi ha fatta volare altissimo, e poche digressioni che esulano dagli eventi del treno e spiegano in modo sommario come un determinato personaggio è arrivato sullo Shinkansen.

Plauso alla regia: in ogni momento scelte azzeccatissime di fotografia, inquadrature e colonna sonora; battute e dialoghi assurdi seguono quelli del libro – il Trenino Thomas è il vero protagonista!; colpi di scena incessanti e soprattutto, non mi è parso ci fossero buchi di trama che, se mi leggete, sapete che cerchio sempre in rosso.

Sono ancora indecisa sulla scelta del cast: nel libro tutti gli assassini sono giapponesi, nel film, a parte due personaggi, sono tutti americani o russi. Ad un primo impatto avevo storto il naso, ma tutto è stato perfettamente incastrato dagli sceneggiatori e per ognuno di loro è giustificata la presenza sullo Shinkansen – sì, anche per il Lupo.

Purtroppo questa recensione è brevissima, perché non posso addentrarmi nei dettagli senza fare grossi spoiler, che sapete io non evito quasi mai, ma in questo caso sì, perché Bullet Train merita di essere goduto dall’inizio alla fine.

Ci sono due piccoli cameo, che non svelerò, ma spero lo abbiano fatto perché hanno intenzione di fare anche il film su “La vendetta del professor Suzuki”, altro romanzo dello stesso autore, che inizierò appena finisco “I sette”.

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Ci rileggiamo alla prossima recensione,
Consuelo
(anche se ormai sapete che mi chiamo Barbara)

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