Vale davvero la pena leggerlo?

Qualche settimana fa, ho chiesto ai miei follower su Instagram di scegliere per me un libro dalla mia TBR.
Il verdetto?
Dark Rise, di C.S. Pacat, autrice del noto Principe Prigioniero—che, tra l’altro, devo ancora leggere.

Mi sono avvicinata a questa lettura senza aspettative, conoscendo solo la copertina e il fatto che fosse un fantasy young adult con una componente queer (che, lo ammetto, mi incuriosiva).

Ecco cosa ne penso dopo averlo finito.


Trama (senza spoiler)

Nella Londra del 1800, Will fugge dagli uomini che hanno ucciso sua madre. Non sa perché lo stiano cercando, né cosa vogliano da lui. Conosce il mandante dell’omicidio e si infiltra tra i suoi uomini per scoprire la verità. Una sera, un vecchio servitore lo rintraccia e gli dice di cercare i Custodi.

Will si ritrova catapultato in un mondo di leggende in cui lui stesso gioca un ruolo cruciale nella lotta tra il Bene e il Male: le Tenebre si stanno risvegliando e il Re Nero minaccia di tornare. L’unica speranza per fermarlo sono proprio i Custodi, ultimi eroi rimasti a combattere per la Luce.


Cosa lo rende imperdibile?

La risposta breve? Nulla.

Non ho trovato elementi che mi facciano definire Dark Rise un “must read”.
Se sei uno scrittore, però, potresti inserirlo nella lista dei libri da leggere per imparare cosa NON fare in una storia fantasy.


I difetti (e ce ne sono parecchi)

🔹 Trama e worldbuilding: appena abbozzati

Potenzialmente interessanti, ma annacquati. Sembra che l’autrice avesse materiale per un libro singolo, ma l’abbia diluito per farne una trilogia.

Il sistema magico? Non si capisce nemmeno se abbia delle regole.

C’è molto più sforzo nella costruzione della prima guerra contro il Re Nero che negli eventi attuali della trama—e avrebbe dovuto essere almeno paritario.

🔹 Personaggi: cliché e dimenticabili

Will è il tipico protagonista YA: un Harry Potter versione insipida, che subisce gli eventi e ha solo qualche guizzo di iniziativa.

Violet è un po’ meglio: ha un dramma personale, è più intraprendente, ma resta poco memorabile.

Katherine… perché ha un POV?

🔹 Punti di vista: caos totale

Pacat sembra incerta tra un narratore onnisciente e una focalizzazione interna. Risultato? Salta da una testa all’altra senza segnalare il cambio di POV e, per sicurezza, inserisce pure interventi di un narratore esterno. Un disastro.

🔹 Errori logici, plot armor e incongruenze

Will non sa niente per tutto il tempo, ma all’improvviso ha l’informazione chiave per far avanzare la trama. Quando l’ha appresa? Boh.

Esempio: il suo incontro con Katherine sembra casuale (tra tutta la gente di Londra… che coolo!). Poi, scopriamo che era tutto parte di un suo piano. Peccato che il piano non venga mai menzionato prima. Neanche un “ho un’idea”, niente. La trama voleva così.

🔹 Ripetizioni inutili

Se i personaggi non passassero il tempo a ripetere gli eventi già successi, questo libro sarebbe lungo la metà. Non si tratta di introspezione o ragionamenti che muovono la trama, ma di veri e propri riassunti delle pagine precedenti. Manca solo la sigla iniziale di Dragon Ball…


Perché dovresti leggerlo?

L’unico motivo valido è: se sei uno scrittore, leggilo per segnarti tutti gli errori da evitare.

Tra semine narrative inesistenti, ripetizioni, pistole di Čechov che non sparano e altre che sparano senza nemmeno essere mai state introdotte, coincidenze inspiegabili e scene che sfidano la logica spaziale, potresti riempire un intero quaderno di appunti.


Conclusione: lo consiglio?

Se cerchi un fantasy young adult coinvolgente, ben scritto e con personaggi memorabili, Dark Rise non fa per te. Se invece vuoi una lezione pratica su come non scrivere un libro, allora accomodati.

📌 Hai letto Dark Rise? Cosa ne pensi? Ti è piaciuto più di quanto sia piaciuto a me? Scrivimelo nei commenti!

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