Un romanzo intenso, ricco di tensione emotiva che sfida le regole del genere

Quando a Stranimondi mi sono presentata al banco di Letterelettriche per comprare uno dei titoli di Badlands, la loro collana editoriale nella quale ho sempre e solo trovato titoli che ho apprezzato, non avevo idea di quale scegliere. Così ho chiesto consiglio a Vittorio, che è sempre sul pezzo ed è bravissimo a pitchare i libri che pubblica: li ama e si vede.

Mi ha convinta ad affrontare questo stranamente brevissimo military fantasy, un genere che ancora ho poco affrontato come lettrice, nonché esordio di Alter S. Reiss.

È stata una lettura strana, particolare e intensa, della quale voglio parlare un po’ più approfonditamente.


La trama (senza spoiler)

Cete è un militare, un veterano, ma durante l’ultima guerra ha ucciso l’uomo sbagliato. Lo ha fatto per salvare degli innocenti, ma la pena è dura: l’esilio. Costretto a lasciare tutto, diventa un mercenario, e cerca un luogo da chiamare casa.

La Colonia degli Antach sarebbe un buon posto in cui fermarsi, se non fosse che sta per essere distrutta. Cete lo sa, lo vede, e se fosse saggio se ne andrebbe, ma c’è un oggetto che ha attirato la sua attenzione, che per la prima volta gli ha fatto provare il desiderio di avere qualcosa di suo: un manto dai colori del vespro, tessuto da una ricamatrice cieca.

Così, Cete decide di restare e di fare sua una guerra alla quale avrebbe potuto voltare le spalle e ignorare.


Perché dovresti leggerlo

Manto del Vespro” è un libro che colpisce per la sua atipicità, un military fantasy molto lontano dal solito. È un low fantasy dal worldbuilding essenziale, asciutto, ma con idee originali che lo rendono difficile da dimenticare.

I guerrieri possono entrare in una sorta di trance chiamata “furia”, che li rende inarrestabili e li trasforma in macchine da guerra. Richiama l’ira del barbaro di D&D, ma la porta a una conseguenza estrema e tragica: è irreversibile, cedere alla furia significa perdersi.

Cete, il protagonista, è un personaggio davvero ben costruito: forte, disciplinato, ma anche profondamente umano. Non il solito barbaro mono-espressivo assetato di sangue e che agisce per istinto, ma un uomo riflessivo e caparbio che sceglie la disciplina. La sua scelta di restare nella colonia dice molto più di cento battaglie.

C’è anche una sottotrama romantica, sottile ma efficace, che rende tutto ancora più sfaccettato. E vi dirò: è scritta meglio di tante romance viste in romanzi che si definiscono tali.

Manto del Vespro” è un romanzo che si legge in poco tempo, ma resta addosso. Ti lascia con più domande che risposte, e questo non è sempre un male.


I difetti che non posso ignorare

Sebbene l’idea alla base funzioni, così come il protagonista e il worldbuilding, anche se appena accennato, c’è un difetto enorme che non posso proprio ignorare: è troppo corto (e io, di un romanzo, non lo dico quasi mai).

Il romanzo avrebbe beneficiato di qualche decina di pagine in più per approfondire i conflitti interni di Cete, i suoi pensieri, i suoi dubbi. L’autore ha optato per un approccio criptico, lasciando troppo non detto – e non sempre nel modo giusto. Le informazioni sono così centellinate da risultare scarse rispetto alla comprensibilità di certe scelte e azioni. È difficile sia capire cosa porti Cete a fare tutti i ragionamenti di politica e strategia militare che fa, che capire perché decide di fermarsi nella colonia anche se quella sta per essere distrutta, e lui lo sa. La prima impressione fa pensare: “mi sembra un casino eccessivo per un mantello”, quando il punto non è il mantello, ed è tutto nella psicologia di Cete. Ci ho messo qualche giorno di riflessione a interpretarlo – posto che lo abbia fatto correttamente.

Altro punto dolente, per me, è lo stile di scrittura che contribuisce alla sensazione di distanza. Non è barocco, non è confuso, ma è distante e ha un ritmo che non accompagna bene il lettore. C’è una certa freddezza, che forse è voluta, ma che penalizza l’empatia. Sembra che l’autore tenga il lettore a distanza, tanto da far sentire le emozioni ovattate. Un difetto che pesa soprattutto su un personaggio come Cete, che avrebbe meritato una voce narrativa più intima.


Perché dovresti leggerlo

Perché è una lettura breve ma intensa, che va dritta al punto e sa sorprenderti dove meno te lo aspetti. Se sei stanco delle solite storie fantasy iper-descrittive o dei protagonisti triti e ritriti, Cete ti farà cambiare aria.

È perfetto se ami i personaggi tormentati, le scelte difficili, le guerre interiori (e quelle campali) e se ti affascinano i libri che non ti spiegano tutto, ma ti lasciano da interpretare.

Non è un libro per tutti – e questa è proprio la sua forza.


Conclusioni

Manto del Vespro è un esperimento riuscito a metà. Ha un concept notevole e un protagonista fuori dagli schemi, ma soffre per la sua forma troppo compressa. È un libro che consiglio comunque a chi ama il fantasy militare, i personaggi interiormente spezzati e le storie che non hanno paura di lasciare zone d’ombra.

Se cerchi un’esperienza di lettura diversa, che ti faccia riflettere più che intrattenere, questo titolo fa per te.

E poi, diciamolo: una guerra combattuta per un mantello? Vale sempre la pena scoprire il perché.

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