Questo libro è l’emblema del perché la gente prenda per il culo chi legge o scrive Romantasy

A volte, mi imbatto in libri brutti.
Altre volte, mi imbatto in libri che mi fanno semplicemente incazzare, e questo è uno di quelli.
Avviso
Gran parte della recensione sarà un rant.
Come ho detto nel sottotitolo, questo è il genere di libro che dà ragione a chi prende per il culo i romantasy, dicendo che hanno trame inesistenti e sono scritti solo per far scopare i protagonisti – sebbene qui scopino incredibilmente poco (ringraziando il cielo).
Pertanto, prima di parlare della trama, che questa volta sarà una vera e propria sinossi con tanto di plot twist e finale, voglio prima commentare lo stile.
Il testo non ha subito nessun editing ed è stato scritto o revisionato con l’uso inequivocabile di AI: ci sono pezzi estremamente riconoscibili, e sono anche gli unici in cui la punteggiatura è corretta.
Ne cito alcuni:
“Lei li osservò uno alla volta con i suoi occhi consapevoli.”
“Quando la Voce sollevò il volto, i suoi occhi febbrili puntarono oltre le apparenze.”
“… il fisico che tradiva tutta la sua forza di volontà…”
“La stessa aria che soffiava su una notte sconosciuta e imprevedibile arricciò il lembo dello stendardo viola che scendeva accanto al portone.”
“Si trovarono fianco a fianco sotto un cielo che voleva nascondere.”
“Opal gli rivolse uno sguardo intenso carico di segreti.”
“Si affrontarono con gli occhi, con i pensieri.“
“La notte scendeva insieme ai suoi segreti.“
“Intorno erano state piantate le torce: non per illuminare, ma per segnare un confine.”
Queste sono tutte formule tipiche che si trovano nei testi scritti o rimaneggiati con AI e non ricontrollati: frasi che sembrano belle, ma non significano niente. Sembrano evocative, ma non evocano proprio un bel niente perché non hanno alcun significato.
Qualche rimaneggiamento è stato fatto, perché per la maggior parte del libro la punteggiatura è inserita del tutto a casaccio – comprese le virgole tra soggetto e predicato – ed è un errore troppo presente per essere frutto di AI.
Oltre allo stile meno che elementare, però, il libro manca di consistenza, di coerenza, di sensatezza di trama.
Questo mi fa arrabbiare, come lettrice in primis, perché sembra che se allora la storia d’amore è quella che importa davvero, allora tutto il resto può non avere un cazzo di senso. Allora, se è così, se basta che due personaggi si innamorino ed è un buon romantasy perché tanto è l’unica cosa importante, ha ragione chi lo prende in giro.
Ma veniamo al libro, a cosa succede.
La trama (con spoiler)
La Muraglia d’argento imprigiona il Regno di Varros da mille anni. L’hanno costruita le streghe per impedire ai lupi – mutaforma suscettibili all’argento, appunto – di “dilagare” nel mondo.
Il motivo? Sono genericamente cattivi.
Dopo questa decisione, i lupi hanno comprensibilmente avviato una campagna di caccia alle streghe.
Ma come fanno a cacciarle, se sono chiusi dentro un muro che li brucia quando si avvicinano?
Facile: le streghe si sono chiuse dentro con loro.
E non potevano chiudersi fuori?
Non lo sapremo mai – anche se sono sicura di sì.
Le streghe si sono organizzate in una sorellanza, le Spine Rosse, che è una sorta di “resistenza”.
Se in 1000 anni i lupi non l’hanno eradicata, c’è una forte componente di skill issue. Infatti, come si riconosce una strega?
Indossano un pratico amuleto in argento che, come ogni materiale, ha un odore specifico, ed è un po’ come andare in aeroporto con l’erba nelle mutande e sperare di passare oltre i cani antidroga. Per fortuna, l’olfatto dei lupi di questo libro è selettivo: è acutissimo o inesistente a seconda di cosa serva alla trama.
Quindi, i lupi sono chiusi dentro, ma il Regno di Varros è popolato per lo più di umani, che con l’argento non hanno problemi.
Loro non potevano uscire?
Evidentemente, siamo in un’ambientazione in cui:
- gli umani non hanno le mani;
- il muro è unto e affonda nel terreno per infiniti metri;
- non ci sono alberi né rocce né fibre con cui costruire corde, strumenti da arrampicata o da scavo;
perché questa combinazione di eventi spiegherebbe come mai, in 1000 anni, nessun umano abbia provato a costruire scale, impalcature, tunnel per passare dall’altra parte.
Opal, la protagonista, è una strega, ma anziché essere come tutte le altre, è una Mercante di Anime, un tipo di strega che si dice estinta da quando la Muraglia è stata eretta. Il suo potere? Guidare le anime dei morti nell’aldilà.
A parte essere una comoda scusa per dire che la protagonista “è diversa dalle altre”, cosa succede ai morti da quando non ci sono più le Mercanti?
Niente, la gente crepa come prima.
Opal come fa a sapere di essere una Mercante e come fare i suoi rituali inutili?
All’inizio, sembra che lei lo sappia e basta, perché lo annusa nell’aria.
Dopo la metà del libro, scopriamo che la nonna, buon’anima, era una Mercante pure lei. Quindi non erano scomparse. Opal, infatti, ha studiato a memoria l’ultimo grimorio contenente le istruzioni, “Mercante di Anime for dummies”, tramandato dalla nonna e dalla bisnonna prima di lei, poi lo ha bruciato.
Perché? Sapeva già che sarebbe stata l’ultima?
Inspiegabile, come il fatto che nessuno abbia scavalcato il cazzo di muro.
Ad ogni modo, Opal è una ceraiola – fa le candele profumate – in un piccolo villaggio in cui vive con la prozia. Ha una piccola aiutante, Elenna, che la assiste a fare i suoi bulabula ogni volta che al villaggio crepa qualcuno.
Thorne, il protagonista, è il figlio minore del Re Lupo, e lo conosciamo proprio mentre sta andando a dare l’ultimo saluto al padre moribondo – che muore scomodissimo. I Re morenti, infatti, vengono portati in una specie di cappella e stesi ad agonizzare su un altare di pietra in attesa che schiattino. Tutto mentre indossano i vestiti buoni, le scarpine belle, e tengono Artiglio di Ferro, la spada reale, sul petto, come gli altorilievi dei sarcofagi medievali. Solo che sono ancora vivi.
In questa occasione, Thorne si distingue per acume e conoscenza delle regole di casa, chiedendo al Reggente come funziona la successione della corona – che è un po’ come se un Cardinale chiedesse al Decano come funziona l’elezione del nuovo Papa.
Questo, anziché rispondergli: “ma sei deficiente?”, spiega con dovizia di particolari: la Voce, una profetessa della dea lupa Morraya, che concesse il potere da mutaforma al primo della stirpe reale, fa il nome del nuovo re, solitamente il primogenito di quello appena morto.
Insomma, anche questa è inutile, anche se ne capisco la funzione simbolica in un sistema religioso di legittimazione reale patriarcale – dettaglio fondamentale per una cosa che succederà tra poco, insieme al fatto che siamo in un setting medievale.
Questa volta, la Voce recita una profezia: tra quelli di stirpe reale, la corona andrà a chi si sposa la Mercante di Anime e allora la Muraglia “cadrà in polvere” (cito).
Oltre al primogenito Nym, sono in corsa anche Thorne e lo Zio Stronzo.
Alla domanda: “che cazzo è una Mercante di Anime”, la Voce risponde: “it is what it is”, e tutti sanno magicamente cosa sia. Poi dice anche loro in che villaggio trovarla, ma non chi sia – questo, solo per saltare la fase “ricerca” e inserire un’altra scena inutile al suo posto e far aumentare il pathos.
Nym, Thorne e Zio Stronzo vanno al villaggio di Opal, radunano la gente in piazza e chiedono se qualcuno sa chi sia la Mercante di Anime. Visto che queste sono scomparse da un millennio, che non sono esattamente due giorni, la risposta dovrebbe essere: “la… cosa?”, invece tutti sanno tutto.
La guaritrice – che da una scena precedente sappiamo essere una strega – indica Elenna per non fare il nome di Opal. Elenna fa per consegnarsi, ma per nessun motivo i lupi stabiliscono che non è vero e minacciano di ammazzarle la sorella maggiore se non indica la vera Mercante. Elenna, quindi, è costretta a fare il nome di Opal, che inizia a scappare nel bosco.
Come lo sapevano i lupi che Elenna era quella sbagliata?
Lo hanno sentito nell’aria, come Galadriel.
E il nome di Opal non poteva farlo direttamente la sorella maggiore di Elenna?
Sì.
Opal scappa, Thorne la prende e questo è il momento in cui entrambi sanno che si scoperanno perché sono i due proprietari del POV, quindi è così che deve andare.
I lupi caricano Opal in una carrozza-prigione, la portano a palazzo e le dicono della profezia: deve sposare uno dei tre.
Come verrà scelto lo sposo?
Opal decide che i tre hanno 40 giorni per farla innamorare, poi sceglierà.
A questo punto, in un’ambientazione patriarcale medievale in cui una donna conta come il cane e ha qualche funzione in meno – perché oltre figliare, non te la porti a caccia – i tre riderebbero, la ignorerebbero, si sfiderebbero e il vincitore se la prenderebbe.
In questo libro in cui niente ha senso, invece, parte la sfida al corteggiamento, che culminerà con le nozze e con lo sposo che morde a sangue la sposa e se la scopa.
Non è un caso che io abbia sottolineato “morde a sangue”, ci servirà dopo.
Come quasi tutti gli enemies-to-lovers, anche questo cade nel filone “fingerò che siamo nemici ma so che sei diverso/a dagli/lle altri/e e voglio scoparti da pagina 1”, quindi tutta la parte di “corteggiamento” è super noiosa: oltre al fatto che Opal e Thorne si scelgono la prima volta che si vedono, entrambi hanno lo spessore della carta velina.
Ora serve un’altra nota di ambientazione: il Regno di Varros è abbastanza grande da aver bisogno di vassalli, e questi cercano di manipolare l’elezione del nuovo re – non è chiaro come, visto che di norma arriva la profetessa, dice il nome e se ne va – comunque in questo caso fanno parte degli “intrighi di corte” che dovevano esserci per non rendere tutto una palla allucinante e che, alla fine del libro, non saranno serviti quasi a niente.
Opal scopre opportunamente che la sua ancella è una strega, fa parte delle Spine Rosse, è stata infiltrata nel palazzo due anni prima sotto ordine della capa delle Spine e per botta di culo l’hanno assegnata proprio a Opal. L’ancella organizza un incontro con la capa, Soraya, la proprietaria del bordello.
Evidentemente, nella capitale c’è un solo bordello, perché lo Zio Stronzo invita Opal a un appuntamento galante proprio lì!
Perché dovrebbe?
Perché la protagonista ci deve andare, e perché così sappiamo già dalla scelta del posto che lui è quello cattivo.
Lì, i due spiano di nascosto uno dei vassalli, scoprendo tre cose importantissime: è gay, tifa per Thorne, e chiede al sex worker che si scopa se lo può chiamare Nigel. Per qualche motivo che scopriremo più avanti, Zio Stronzo è esaltato da questa scoperta. Opal, un po’ perplessa, gli fa notare che potrebbe dirlo a Nym o Thorne, ma lui risponde che non lo farà e, anzi, lo sceglierà come futuro re, a meno che non voglia trovarsi Elenna nel piatto.
Come sa di lei?
Ovviamente, grazie alle lettere preoccupate che Opal manda alla zia. Nonostante l’ancella le dica: “le leggeranno”, e lei si dica da sola: “non posso chiedere di lei o tutti la scopriranno e la useranno contro di me”, per un motivo non meglio identificato – lo vuole la trama – e consapevole della conseguenza, lo fa lo stesso.
Serviva la scena del bordello per il ricatto?
No, ma dovevamo riempire lo spazio e far capire che lo Zio Stronzo, oltre essere tale, è pure deplorevole perché è un voyeur.
E poi dovevamo sapere che Vassallo Biondo è gay e ama questo Nigel, così possiamo avere gli ennesimi gay secondari che muoiono ingiustamente. Se almeno uno dei due fosse stato pure di colore sarebbe stato il top.
Opal, quindi, è incastrata da questo ricatto e le viene un’idea luminosa. Nel grimorio della nonna – questo è il momento in cui ne scopriamo l’esistenza – c’era la ricetta di un veleno che trasforma il sangue in veleno – lo so è uno scioglilingua, ma di nuovo: it is what it is. Se qualcuno ti morde quando sei velenosa, muore all’istante e l’effetto svanisce.
Che cazzo di veleno è? È così comune che la gente ti morda a sangue in questo posto? Potrebbe. In fondo, i lupi mordono, ma è così dannatamente situazionale che se uno volesse pensare male, penserebbe sia stato fatto solo perché – guarda un po’! – il rituale di accoppiamento delle nozze prevede che lui morda lei!
L’idea luminosa, quindi, è scegliere Zio Stronzo, farsi mordere e, così, ucciderlo.
Mentre lei cerca gli ingredienti, approfondisce la conoscenza di Thorne, che è uno dei protagonisti maschili più dimenticabili della letteratura. Lei gli racconta di sé, di sua mamma, di sua nonna, dei poteri della Mercante di Anime, di Elenna… e lui è super comprensivo: la ascolta, paragona il legame che lei ha con Elenna con quello che lui ha col suo branco, le assicura che Elenna sarà sana e salva.
Quindi Opal vuota il sacco e dice: tuo zio mi ricatta, puoi farci qualcosa, visto che i tuoi lupi sanno sempre tutto e si teletrasportano dove sono i problemi per farti sempre fare la figura dell’eroe?
Questo è quello che dovrebbe succedere. In realtà, dopo avergli raccontato tutti i cazzi suoi, decide di non dire niente dello Zio Stronzo.
Perché?
Lo vuole la trama. Nel senso, non si dà una scusa credibile nemmeno lei, quindi non ci sono altre risposte valide.
Mentre il Reggente fa pressioni a Opal perché non scelga Zio Stronzo, e lei scopre che nell’ufficio del reggente ci sono tutti i tomi coi “veri nomi” dei lupi reali (anche questo ci serve per dopo), assistiamo a una serie di sottotrame inutili sulle dinamiche del branco in cui intravediamo una possibile coppia gay che però, haha, ve lo dico sul finale.
Finalmente, a pochi giorni dalla scelta, Opal entra in possesso di tutti gli ingredienti del veleno. Subito prima di berlo, però, viene chiamata a una cena coi due principi, lo zio, il Reggente e i Vassalli, per una discussione inutile su chi sceglierà.
Alla fine, Thorne fa un’uscita da drama queen, convinto che lei sceglierà Nym, e Opal lo rincorre nei corridoi.
I due si baciano, ma vengono interrotti dal una rissa mortale tra due lupi del branco (quelli gay), che è un buon pretesto per non farli scopare in corridoio e far uscire di scena lui, lasciando sola lei.
Opal, infatti, invece di tornare a cena, decide di andarsi a cambiare d’abito, girando opportunamente sola per il castello.
E cosa succederà mai?
Un sicario!
(totally unexpected)
Il tizio tenta di strangolarla, ma Thorne la salva.
Ma non era andato a separare i lupi?
Sì, ma lui è il protagonista quindi piega il tempo e lo spazio per apparire sempre al posto giusto e nel momento giusto, anche se sappiamo che ha altri cazzi da fare.
Opal viene portata in infermeria, svenuta e moribonda, mentre Thorne trascina il sicario alla cena. Quello dice di essere stato mandato dal Vassallo Gay che, pur tentando di discolparsi, non viene ascoltato dalla maggioranza. Vassallo Stronzo, fedele allo Zio, lo sfida a duello, uccidendolo.
I nostri eroi scopano, e quando si svegliano scoprono che Zio Stronzo è stato avvelenato ed è morto.
Opal in panico: il suo sangue è avvelenato e se sceglie Nym o Thorne uno dei due morirà appena la morde durante la notte dell’accoppiamento. Thorne è escluso, perché lo ama, Nym pure, perché è il fratello buono. Che fare? L’unica soluzione è scappare grazie alla mappa procurata dall’ancella.
Scappa da Soraya e la trova nel rifugio concordato con le sue scagnozze e il cadavere trafugato di Zio Stronzo.
Soraya fa l’unica cosa sensata da fare quando sei insieme a gente che sa già cosa sta succedendo: mentre strappa il cuore al cadavere, spiega il grande piano alle sue collaboratrici.
Una volta ottenuto il cuore di un membro della famiglia reale, la morte di un altro componente per mano di una strega e il corpo senza testa di una strega, il rituale per togliere la magia ad Artiglio di Ferro, la spada, sarà compiuto.
Poi si mangia il cuore.
Che non è mai una grandiosa idea mangiare la carne di qualcosa che è morto avvelenato, perché tende a portare sfiga.
Tra orrore e raccapriccio, principalmente dei lettori, Opal scappa senza sapere dove andare e viene intercettata da Nym, che la trascina al tempio deciso a scoparla e morderla, perché il trono avrebbe dovuto essere suo.
Thorne, ovviamente, interviene a salvare la situazione e si scopre il grande plot twist!
Nym, il cui vero nome è Nigel, amava il Vassallo Biondo e per vendicarsi della morte dell’amante, che aveva dovuto lasciare per ereditare il regno (perché sposarsi una tizia, metterla incinta e farsi l’amante come chiunque altro era troppo mainstream), ha ucciso Zio Stronzo.
Thorne cerca di convincerlo a lasciare Opal, che intanto non interviene e fa solo l’ostaggio muto, ma Nym è deciso: il trono è l’unica cosa che gli resta.
Morde Opal, che solo dopo essere stata morsa ha il buon senso di dire “sono velenosa” e piagnucolare che non doveva andare in quel modo, spiegando a tutti che voleva uccidere Zio Stronzo e non Nym.
Moribondo, il principe ereditario chiede a Thorne di ucciderlo con onore, e questo gli stacca la testa.
Attenzione, perché i colpi di scena non sono finiti.
Come se niente fosse, Thorne e Opal si sposano e scopano, la muraglia “crolla in polvere”, nel senso che contemporaneamente crolla e inizia a polverizzarsi in nebbia d’argento che rimane sospesa nell’aria.
Evidentemente, l’argento ferisce i lupi solo quando è forgiato in qualche tipo di forma, perché tutti vanno a vedere la muraglia crollata attraversando sto aerosol d’argento senza che succeda niente e… sorpresa: oltre il muro non c’è un cazzo. C’è una landa di paludi miasmatiche e corvi da cui si levano guerrieri-lupo zombie, praticamente i dintorni milanesi durante la peste del ‘600.
E qui, l’ultimo plot twist. La Voce interviene e racconta che quando fu eretta la muraglia, le Spine Nere – le Mercanti – fecero un rituale per impedire ai lupi di trovare pace nella morte e quelli chiusi fuori dal muro sono rimasti lì a vegetare. Il prezzo per il rituale era stato consegnare al re di allora la Spina Nera più potente di tutte, che è proprio la Voce stessa, condannata a servirli.
Ora, finalmente, la maledizione della muraglia è finita, ma quella sui lupi morti è ancora attiva e la loro presenza ha stravolto l’ambiente rendendolo la Bassa Padana.
Opal decide di liberare i morti e dare loro riposo, ma Thorne fa un dramma perché il prezzo potrebbe essere troppo alto e ucciderla, poi si ricorda di avere una spada magica e paga con quella.
La Voce va in polvere, Soraya viene ammazzata a caso in un momento random dopo aver fatto un discorso del cazzo che poteva non esserci e tutti sono felici, a parte Renn e Silas – l’altra coppia gay di cui non ho parlato perché, sebbene siano stati molto presenti, la loro trama è inutile e i personaggi sono letteralmente dei cartonati col nome appiccicato sopra e i capelli di colori diversi. Questa coppia, infatti, è costretta a separarsi: Renn rimane accanto a Thorne e Silas va a esplorare le terre fuori dal muro “per crescere”, che a questo punto tanto valeva ammazzare pure loro.
C’era anche un piccolo momento “background di Thorne” tra una scopata e l’altra, pure quello senza senso: lui odia le streghe perché una di loro è stata il suo primo amore. Fidandosi di lei, è stato tirato in trappola dalle Spine Rosse, che lo hanno chiuso in un cottage nelle cui pareti erano nascoste le sbarre di una gabbia di ferro a cui hanno dato fuoco.
E che problema c’è? Il ferro non dà problemi.
Solo che non era ferro, ma argento annerito!
Questi lupi con l’olfatto selettivo, incredibile. Per altro è specificato che lo sentono a distanza, dà loro fastidio tipo disturbo nella Forza. Evidentemente sono come i bambini che non mangiano le verdure solo se sanno che ci sono, altrimenti non si spiega come sia finito dentro il cottage senza accorgersi di un cazzo.
Comunque, le streghe danno fuoco a tutto e il suo migliore amico ha trovato “l’unico punto senza argento” – perché ovviamente fai una gabbia con l’uscita di emergenza – da cui lo ha fatto uscire, ma poi è morto nell’incendio.
Io sono sicura che una balestrata con un quadrello d’argento avrebbe funzionato benissimo e sarebbe stata pure meno dispendiosa, ma poi come la facevamo la trama?
In conclusione…
Se non credete alla mia sinossi, potete tranquillamente trovare il libro su Amazon.
Inspiegabilmente, è pure arrivato tra i finalisti di Amazon Storytell – che ormai mi chiedo se sia come il Premio Strega, coi giudici che non leggono niente e lanciano i dadi per stabilire chi vince.
Fossi in voi, comunque, aspetterei il film.
Come col Fabbricante di Lacrime…

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