Stamane avrei dovuto sostenere un esame infernale, per due stramaledettissimi motivi:
1) l’esame è “Letteratura Italiana” con approfondimento sulla Divina Commedia, precisamente Inferno;
2) è l’unico obbligatorio del primo anno (si, ancora del primo e sono all’ultimo), 6, dico 6, miseri cfu che, essendo abituata a sfornare opere da 12 cfu alla volta, in almeno due esami al mese se sono particolarmente ispirata, è una puttanata, ti vien da pensare. NO. E’ un esame sterminato.
E’ sterminato per il carico di lavoro rapportato ai crediti che da, è sterminato per le code infinite agli appelli che contano sempre un sisquiliardo di persone, è sterminato per l’immane stronzaggine del prof. che ama sentirsi parlare e passa il tempo a insultare la gente che non coglie quel millesimo di secondo, quella pausa che usa mentre riprende fiato, per sparargli una risposta esaustiva ma concentrata in quel breve lasso di tempo.
Eravamo tanti, troppi.
Mi sono ritirata.
Non c’è niente da fare, Dante lo conosco a menadito, potrei forse azzardare il numero di peli sul suo geniale culo ma tutta la letteratura italiana, dalle origini dell’Indovinello Veronese, fino al Postmodernismo…no. Non me la ricordo. Non mi entra in testa proprio. Si, ricordo i nomi maggiori della letteratura, ma quegli stronzi che hanno scritto un qualcosa che, per sbaglio, si è conservato fino a noi: no.
Ovviamente non è l’unico motivo, avrei potuto azzardare un’arrampicata sugli specchi epica, mi riesce bene il giro di parole, l’assistente avrei anche potuto superarlo. In lista ero la numero 46. Si, 46, il che supponeva che io attendessi la data 30 gennaio per poter sostenere l’esame, con l’idea ansiogena che qualcuno, nei giorni precedenti, si ritirasse e mi soffiasse il posto. No. Mi iscrivo a marzo e lo do tra i primi. Amen.
Poi, mentre ero lì con la Sere, fida compagna di maratone della notte prima, la guardo sgranando gli occhi e proferisco:
“Ma…in che anno siamo?”
Mi guarda, sgrana gli occhi:
“Duemila….due…duemila e…quattordici? Si, quattordici.”
E porca troia, io ho passato tutto ieri notte, fino alle 3 della mattina, motivo per cui mi sto addormentando sulla tastiera, a inventariare le mie foto di Roma, firmandole 2013. Ad essere precisi sono, per ora, 78 foto.
Voglio morire.


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