Io quando mi sveglio la notte e sbatto il mignolo contro lo spigolo.

Disclaimer:
attenzione, l’analisi di questo capolavoro potrebbe essere stata fatta in un momento di scarsa, se non assente, lucidità mentale. Ed è probabilmente anche l’unico motivo per cui io e A. ci siamo dedicati all’impresa e abbiamo capito il testo.

ORA – Aiello
(sì, è davvero inspiegabilmente in caps)

Ora, ora, ora, mi parli come allora
Quando ancora non mi conoscevi
Pensavi le cose peggiori

Eccola, l’introduzione di questa storia così carica di pathos, un Lui che si rivolge a una ipotetica Lei, in un presente in cui la rivede, lamentandosi del fatto che lei sia tornata a parlargli come faceva prima di conoscerlo, quando era convinta che fosse uno stronzo.
Forse se continua a pensarlo dopo che ti ha conosciuto, anziché fare un rant a Sanremo due domande avresti potuto portele.

Quella notte io e te, sesso ibuprofene
Tredici ore in un letto a festeggiare il mio santo
Il giorno dopo su un treno che mi portava a casa
Nessuno mi aveva detto: “Devi tornare a scuola”.

Che… che poracciata. Festeggiare l’onomastico scopando con una, mentre sei sotto antinfiammatorio. Ora io e A. ci siamo chiesti chi dei due fosse sotto ibuprofene: lei per il mal di testa e i dolori mestruali? Lui per… per chissà quale cazzo di motivo? Siamo giunti alla conclusione che probabilmente fosse lui.
Non abbiamo capito esattamente in che periodo si collochi questo avvenimento.
In un primo momento ho pensato alla notte di San Lorenzo perché, dai, che c’è di più cliché della scopatina estiva con la tipina la notte delle stelle cadenti, mentre sei in vacanza al mare? Poi però c’è un po’ di confusione, perché in effetti potrebbe essere pure il 13 giugno o il 17 di gennaio, se parla davvero dell’onomastico col nome vero del cantante. In questo caso, però, rimarrebbe un alone di mistero misterioso a proposito del perché le vacanze siano finite.
Nel caso del 13 di giugno, beh, hai pescato la pagliuzza corta e ti sei fatto la settimana di vacanza sbagliata al mare, nel caso del 17 gennaio… potevi pure un po’ aspettartelo che lunedì si tornava a scuola, e ringrazia di esserti fatto la settimana bianca.
La mia ipotesi preferita è comunque quella di San Lorenzo, perché è più cliché, anche se questa nota di sconcerto al nessuno mi aveva detto: “devi tornare a scuola” mi fa piegare ogni volta che ascolto questo capolavoro.

Mi sono perso nel silenzio delle mie paure
L’atteggiamento di uno stronzo, invece era terrore
Non riuscivo a dirti che mi ricordavi di lei
Mi ricordavi di lui, ero fuori da poco

Lo ammetto, qui ho avuto un attimo di sfaso totale.
Sta ancora parlando con la poveraccia delle tredici ore di sesso, e fin qui ci siamo. E che sta tipa gli ricordava l’ex morosa che gli aveva messo le corna – cioè non riesco a vedere altra spiegazione ma sono aperta alle ipotesi.
Per togliere ogni dubbio, nessuna donna giustifica il comportarsi da stronzo perché avevi paura, neanche dopo vent’anni. Se ti comporti da stronzo, stronzo rimani, anche se ti arrampichi su per i vetri, infatti, come le hai rinfacciato nel primo verso, si comporta come faceva prima di conoscerti – quando pensava che tu fossi uno stronzo e beh, in effetti ci aveva preso.
Ero fuori da poco… ma fuori da dove? Perché io la prima cosa che ho è pensato è stato “di galera”, ma ora che non sono sotto effetti buffi, forse, potrei azzardare “dalla relazione delle corna” – anche se preferisco ancora pensare alla galera, che farebbe molto più ridere perché non c’entrerebbe un cazzo con tutto e renderebbe il testo ancora più magico.

Ora, ora, ora, ora, te la ricordi ancora
Quella notte io e te, sesso ibuprofene
Avevo il cuore malato, ma tu non lo vedevi
Mi tenevo le pezze gelide dietro il petto
Ci tenevo a mostrarmi come un drago nel letto

Guarda, ormai ce la ricordiamo tutti quella notte di sesso e ibuprofene. Ci credo che non vedesse il tuo cuore malato, se no non sarebbe stata una scopata, sarebbe stata una lunghissima RX-torace.
Ora, mi soffermerei su quel mi tenevo le pezze gelide dietro il petto perché io… davvero, vorrei capire ma non capisco. Non capisco nemmeno figurativamente, quindi prenderò le ultime tre strofe così, come sono, rassicurandolo che non deve aver fatto una gran figura, per quanto ci tenesse, se l’unico incontro è stato quello con l’ibuprofene prima di essere piantato. Più che un drago probabilmente è stato una salamandra, che sono pure mollicce.

Mi sono perso nel silenzio delle mie paure
L’atteggiamento di uno stronzo, invece era terrore
Non riuscivo a dirti che mi ricordavi di lei
Mi ricordavi di lui, ero fuori da poco
Mi sono perso nella notte, non mi hai mai abbracciato
E mi vergogno a dirlo, di solito sputo fuoco
Non riuscivo a dirti che mi ricordavi di lei
Mi ricordavi di lui, ero fuori da poco

Anche qui io e A. abbiamo avuto un momento di confusione, lo ammetto.
Ma sta poraccia, dopo che l’hai tenuta lì per tredici pessime ore a cercare di fare il porno attore, senza riuscirci, mentre stronzeggiavi e lei doveva capire che la tua ex ti aveva messo le corna, doveva pure farti da infermiera?
E mi vergogno a dirlo, di solito sputo fuoco questa frase è…. un mistero. L’unica spiegazione logica è che dovesse fare rima alternata con poco e ce l’ha buttata a caso – sempre perché è un drago nel letto e i draghi, si sa, sputano fuoco.

La mia parte preferita arriva ora, la conclusione del drama.

Ho visto foto di te, il tuo compagno, una bambina
Poi quella casa l’hai finita
Dovevi portarci me, dovevi portarci me
Sesso e ibuprofene

ADORO questo pezzo, è l’incarnazione dell’overreaction, la cigliegina sulla torta del rant sanremese.
A parte le urla da gatto con la coda incastrata nella porta, che porca puttana anno prossimo ci vado pure io a Sanremo, ma questo pezzo è il top del top.
Intanto scopriamo che quelle tredici pessime ore che hanno fatto dire a lei “Carino, bel prodottino, per me è NO”, sono avvenute in una seconda casa in ristrutturazione – almeno nel mio film mentale, quando ho tentato di dare un senso a tutto questo – che poi lei ha finito di rimettere a posto e nella quale è andata a vivere, dopo essersi sposata e aver avuto una figlia, probabilmente senza manco ricordare la faccia del tipo con cui ha scopato la notte del santo di lui.
E poi lui che urla dovevi portarci me, pura poesia, così tanto pathos. E’ diventato talmente memastico che ogni tanto io e A. ci mandiamo vocali urlandolo, così a cazzo, senza senso. Esattamente nello stesso modo in cui è stato piazzato nella canzone.
Però effettivamente ME faceva assonanza con IBUPROFENE.

Una replica a “Sesso e Ibuprofene”

  1. Sei una Grande ! I tuoi post-commenti sono estremamente lucidi, scritti bene e devo dirti che si leggono sempre volentieri perchè scorrono che è un piacere.
    Sei veramente brava !

    Ciao !

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